5 maggio 2007

La Spada e il Canzoniere








Son pensieri quelle gocce, non sudore,
e di spirito s’impregnano
infiammandoti lo sguardo, schermidore;
tua vera arma non la spada, è l’intenzione
nascosta dalla maschera e annebbiata d’emozione.

Non per vittoria o per sport, figurarsi
su quel palco di metallo
salire armati ed affrontarsi.
Mistica essenza in ciò che succede
che l’occhio del pubblico trascura e non vede.

Segreto premio, la luce di colpo s’accende
e il Tempo stesso per un attimo
qui all’arbitro si inchina e poi s’arrende.
Quale sintesi tal lampo del mondano vagare:
non per istanti luminosi l’uomo esiste e dopo muore?

Il senso della Scherma, frutto astratto
splende oltre la palestra, la pedana
ed in natura, trasformato, è dappertutto;
i movimenti dell’atleta, le sue azioni
sono queste della vita assonanze ed astrazioni.

Non è l’affondo il bacio atteso
che d’amor vinta quella guardia
infine tocca il suo sorriso?
La finta è dei mortali comune tra gli inganni
di chi con mano tesa e amica non aspetta che i tuoi affanni.

Da ultimo, di me vorrai sapere
che in rima ti racconto
ed io con questo nome: Spada, ora mi presento.
Sciabola e fioretto lasciamoli anche stare
Son quelle, m’hanno detto, delle armi per signore.

un matto

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