31 gennaio 2007

La Lezione

Una parte fondamentale della preparazione dello schermitore, fin dalle origini della nostra nobile arte, è la lezione. Il fioretto deve la sua nascita a questa pratica, nasce infatti in principio come arma da lezione, più leggera e versatile, in preparazione dei duelli mortali con le più pesanti spade. A prima vista, per l'occhio non esperto potrà sembrare un mero esercizio stilistico, ma dietro si cela un rigoroso processo biomedico e filosofico che la rende uno strumento irrinunciabile nella pratica schermistica.

I protagonisti sono appunto il maestro e l'allievo.
Ciò che viene prima della lezione in alcuni casi può apparire come un vero e proprio rituale di corteggiamento, solitamente l'atleta attende con una certa irrequietezza il momento della lezione e, mentre vede il maestro impegnato con altri atleti, di solito gli lancia occhiate curiose, stando ben attento a non farsi notare, o esegue un blando riscaldamento la cui intensità aumenta tanto più ci si avvicina al proprio mentore.
Dopo il rituale del corteggiamento arriva il fatidico momento in cui il maestro pronuncia la frase "Facciamo un paio di movimenti?" o "Lezione?", in quell'istante lo schermidore sembra tornare da un viaggio lontano e, con aria di indifferenza, risponde quasi incredulo e svogliato "Sì certo" o "Perchè no...". Successivamente il fortunato prescelto recupera gli attrezzi del mestiere e si avvicenda con il proprio maestro alla prima pedana libera. Rapido saluto e via si comincia. Ad un non addetto ai lavori, visti da fuori, allievo e maestro possono sembrare due completi rimbecilliti, che ciondolano avanti e indietro per la pedana e ripetono fino alla nausea movimenti incomprensibili, questo è invece il punto di forza della lezione.
La ripetizione è alla base dell'apprendimento, prima movimenti semplici, lenti, poi via via sempre più complessi, scelti ad hoc dal maestro in base alle caratteristiche dell'atleta, e sempre più veloci. Azioni schermistiche che si susseguono a velocità folli e replicate un numero imprecisato di volte, affinchè il cervello del sudatissimo allievo le immagazzini.
E' sublime e stupefacente riuscire ad immaginare come un organo, costituito per il 99% da acqua e grasso, non solo sia capace di comandare 75 kg di schermidore in un susseguirsi di movimenti prima innaturali, ma soprattuto possa ricordarsi e affinare la sequenza fino a renderla perfetta, elegante e efficace allo stesso tempo.
Le azioni sono eseguite in movimento, maestro e schermidore si avvicinano e si allontano in un'affannosa danza nel tentativo di mantenere la misura, in modo che la situazione ricordi il più possibile un vero assalto.
Affondo dopo affondo le gambe bruciano e diventano sempre più stanche, nella testa dell'atleta scattano meccanismi per combattere la fatica, stringe i denti, cerca di mantenere alta la concentrazione, di eseguire i movimenti con la maggiore precisione possibile, conscio che in pedana sarà molto più difficile.
Il maestro incassa, botta dopo botta, senza fiatare (tranne quando fanno male davvero), guarda attentamente ogni muscolo e ogni singolo movimento, cerca di cogliere ogni minimo sbaglio, nel tempo, nella misura, nella velocità e nello stile, si applica per correggerla, consapevole che ogni minima sbavatura verrà ingigantita in pedana, offrendo un vantaggio all'avversario.
E così si continua, e ancora, e ancora, fino a che il movimento eseguito per la prima volta, magari un pò lento e impreciso, non diventa un perfetto e rapido automatismo.
Poi ad un tratto tutto finisce, il maestro decide che per oggi può bastare, l'allievo ringrazia dentro di sè, via la maschera, i due si salutano, stretta di mano, fino alla prossima lezione.
Luigi Mirante
P.S. Grazie Maestro. Soprattutto per la pazienza.

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29 gennaio 2007

I Tempi

Anche l’uomo della strada ne è consapevole: i tempi cambiano. Tuttavia, probabilmente, l’uomo della strada non si aspetterebbe che i tempi cambino anche per causa dei piedi.
Infatti in pedana succede anche questo. Lo schermidore è certamente un animale strano ma per fortuna ha ancora le sembianze di un essere umano e, come tale, due piedi.
Ogni volta che ne muove uno e successivamente lo appoggia si potrebbe considerare 1 tempo. Contando i tempi si hanno maggiori riferimenti e scansioni per quanto riguarda la dinamica delle gambe: in questo modo è più semplice visualizzare mentalmente l’istante in cui inserire l’azione con l’arma. Un passo-avanti-affondo può essere scomposto ascoltando l’esecuzione su quelle belle vecchie pedane alte e polverose. Paaam paaam paaam, piede avanti, piede dietro e affondo. Essendo 3 tempi, si rischia di essere toccati ben 3 volte…che tristezza. Dal nostro punto di vista però possiamo tentare di capire su che tempo reagisce l’avversario e su che tempi sviluppare la nostra idea.
Un altro elemento che concorre alla mia psicopatica disamina e’ la velocità: PAMPAMPAM e la lucina si e’ accesa, non la nostra (nemmeno un miserabile colpo doppio). Alle volte addirittura torna utile la lentezza, per poi sorprendere con un finale massimale.
I più esperti al mondo hanno assimilato l’arte del confondere le idee con la padronanza dei tempi. Una finta e cavazione può essere fatta sul primo e secondo piede del passo, per poi fare l’affondo. Oppure in un tempo solo, sospendendo l’affondo e sperando che la mano sia sufficientemente veloce.
Purtroppo l’azione perfetta non l’ha ancora inventata nessuno, ma non e’ escluso che fuoriesca dalla collaborazione dei lettori del blog!! La spada ha un grande difetto, che è forse il suo più grande pregio: proprio nel momento in cui svolgi un’azione perfetta, l’avversario ha pieno diritto di portarne a termine una imperfetta (brutta, viscida, fortuita, scorretta) ma ugualmente efficace. Il segreto di quest'arma, probabilmente, risiede nella caoticità degli eventi. Forse l’uomo della strada ne capisce di più…

Affezionatamente vostro

Messere

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20 gennaio 2007

Cronaca di una gara: Parte III

...quattro pari lo sapevo...ma com'è successo?...dio che idiota...concentrati ora, è l'ultima botta...sudore negli occhi, fanculo...magari chiedo l'alt anzi no...devo stringere i movimenti, sventolo troppo...carina l'arbitro però...poche tette...cristo, sveglia!...attacco?...se no lo aspetto...mmm...il maestro là in fondo cosa cerca di dirmi?...azzo è quel gesto?...polacchi...comunque è sempre meglio un bel culo che belle tette...io sto qua non capisco come tira...poi che sfiga è mancino...i mancini hanno l'emisfero destro dominante...il domino, che gioco che era...ci giocavo con mio nonno...male alle gambe e pure al piede...è la postura...carmimari vende le suolette di gomma...che ladri che sono comunque, mai più...sento che vuole partire in flèches...cazzo, me lo sento, questo ora parte...e se partissi io? dai!...mmm...se no lo aspetto e lo arrotolo con una terza fulminea...occhio alla finta merda...non sventolare...ma quanto sto sudando...dopo mi piglio un gatorade...non serve a niente ma mi piace...lo prendo all'arancia...se no limone...una volta un mio amico ha mangiato un limone crudo intero, che pirla...adesso fa architettura...chissà come sta...se vinco questa faccio quattro vittorie...tre vittorie è da mediocre...merda non posso perdere...e se perdo?...in fondo non è così grave...si lo è...il maestro mi fa segno di parare di quarta...almeno credo...a me la quarta non è che venga così spontanea...mi piace la terza...faccio solo quella però, dovrei variare un pò...quando torno in palestra mi alleno sulla quarta...i propositi fatti in gara sono come quelli per l'anno nuovo...quanto odio capodanno...è l'idea di divertirsi per forza...devo sciogliermi, sono troppo rigido...movimenti più fluidi...che tifo ridicolo che ha questo...s'è portato pure la nonna...che ragazzina...non posso perdere...su questa pedana si scivola checcazzo...mancino di merda...prima l'ho visto che mi guardava tirare e confabulava con un compare di sala...adesso lo freddo...io parto...finta cavazione!...dài!...semplice ma efficace!...forse troppo semplice...mmm...e se tentassi al piede?...quattro pari botta al piede è un pò un azzardo...però...cazzo non se lo aspetta secondo me!...speriamo che me la cavo...stasera alla festa magari c'è anche la tizia carina dell'università...com'è che si chiamava?...io vado...finta sopra e giù al piede!...si!...ok...ci sono...uno...due...

...E' vero, in pedana in fondo sei solo. Ma sotto la maschera non c'è mai silenzio.

un matto

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17 gennaio 2007

La Misura

Molti ne hanno sentito parlare confrontandosi i peni negli spogliatoi, invece è parte fondamentale di ogni assalto.
Se mi metto ad un affondo di distanza dal mio avversario, siamo a “misura d’affondo”, se mi metto ad un passo…fate vobis.
Tutto questo però inizia a complicarsi se durante una stoccata si considera anche il famigerato intelletto barbino di chi ci sta di fronte. A misura d’affondo io potrei fare proprio un affondo! Tuttavia nessuno puo’ escludere a priori che il mio avversario non decida in quel momento di fare un passo indietro.
Non ho toccato. E per giunta sono stato toccato! Dilemma: è sbagliata l’azione? Risposta: e’ sbagliata la misura.
Paradossalmente a misura d’affondo, è più probabile toccare con un passo-avanti-affondo.
Nella spiegazione di quest’ultimo attacco è racchiuso un grande segreto: rubare la misura.
Alcuni sono talentuosi e nemmeno se ne rendono conto, altri sono fisicamente dotati, certi ancora sono ipnotizzati dai loro maestri, poi c'è chi ha culo.
Ecco allora che analizzando (nulla a che vedere con orifizi particolari) ogni situazione, ci si puo’ abituare a padroneggiare lo spazio che ci divide dall’altro, se non in senso pratico, almeno dal punto di vista teorico. A misura di passo, provate un affondo. A misura di passo-avanti-affondo, provate 2 passi-avanti-affondo. A misura di 3 passi-avanti-affondo probabilmente state facendo altro: bevendo acqua, asciugandovi la fronte, cambiando spada, sacramentando…
L’importante e’ ricordarsi che un istante dopo la vostra partenza, c’e’ qualcun altro che si allontana. Per raggiungerlo ci sono molti stratagemmi, e’ una questione di “Tempi”, ma questo sarà l'argomento della mia prossima riflessione.

il Messere

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9 gennaio 2007

il Lato Oscuro del Natale

Eh il natale.
Come non spendere due righe.
E tralasciamo volentieri le bazzecole, i regali, le lucine, gli alberelli e la nascita di Gesù (che per quanto ne sappiamo potrebbe essere nato pure ad agosto). Il punto qui è che si tratta di un momento in cui, fondamentalmente e innanzitutto, ci si ingozza. Tavole imbandite circondate da chiacchere per lo più ipocrite e disinteressate ospitano gli annuali olocausti di volatili, esecuzioni di salmoni e sacrifici di pandori. In questo angoscioso panorama, lo Sportivo Illuminato di certo sa come cavarsela per sfuggire almeno in parte all'orrendo che inevitabilmente trabocca dall'animo umano; certo non si sottrae del tutto ai vari tribalismi culinari, ma sa sempre operare un intelligente controllo su di sè grazie alla propria aggraziata scienza dell'alimentazione, così da mantenere imperturbabile quell'aura sana che lo preserverà per sempre dal Lato Oscuro. Così, ad esempio, se si spara due volte il primo, si trattiene un pò sul secondo; viceversa, è cauto con la pasta se ha intenzione di ingollare faraona a più riprese; è morigerato durante il pasto se vuole ammazzarsi con i dolci e accoltellare panettoni. E così via.
Sembrano queste senz'altro imprese impossibili all'uomo comune. Ma lo Sportivo Illuminato vi riesce, senza sforzo, perchè in lui albergano quiete e saggezza.
Veniamo ora allo schermidore. Che dire, generalmente questo tipo unico di atleta non tende alla morigeratezza nei costumi. Si potrebbe anzi descriverlo come quel tipo d'anima che attraverso la sperimentazione degli estremi conquista la sapienza. Una personalità faustiana, completa, che nelle tribolazioni interiori, nel conoscere le vette come le paludi delle umane possibilità, scopre il motore della vera Conoscenza. A Natale, per esempio, lo schermidore di solito non si risparmia. Si rade al suolo. Si abboffa selvaggiamente fino a stremarsi, incurante del giorno in cui dovrà riprendere a tirare. Non si pone un limite, lo sfonda a testate per vedere cosa c'è dietro. Se fa il bis con il primo, il secondo lo prende tre volte, perchè non bisogna mai scendere. E se arriva a fine pasto che non ce la fa più, mangia lo stesso il dolce, con rabbia, per principio.
E così, però, giunge infine a comprendere l'essenza del Natale. E come Siddharta, si disgusta ed evolve. Torna in pedana grasso, apparentemente svogliato. Ma in lui sono ormai deposti i semi della crescita e gli sforzi disumani che farà per rimettersi in sesto gli porteranno nuova ricchezza.
E, potete giurarci, il prossimo dicembre ripeterà gli stessi errori. Ma saprà sempre come affrontarli, diventando, infine, invulnerabile. E molto, infinitamente più interessante come persona del frigido Sportivo Illuminato.

un matto

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8 gennaio 2007

Cronaca di una gara: Parte II

Il mio amico non capisce, la scherma è uno sport estremo.
Il fatto stesso che non si possa pareggiare dovrebbe chiarire la situazione.
Anche la mia coccia è d'accordo, specie quando prima di ogni assalto gli tocca provare di essere neutrale, di non c’entrare nulla in questa faccenda. Da quel gesto iniziale, infatti, si capisce che l’altro non ti permetterà di fare ciò per cui ti sei preparato; non ti lascerà eseguire il tuo esercizio per superarti al suo turno in lunghezza, velocità, forza o chissà che.
Sarà una zuffa. Ravvicinata, accanita, spietata e lui te lo sta dicendo chiaramente, anzi, te lo scrive, su quel guscio che pazientemente si lascia lucidare a cazzotti.
750 grammi diventano così una sassata dimostrativa e l’indelicato avversario qualcuno a cui ricambiare da subito un favore.

Dopo aver sprigionato le proprie energie sulla mia coccia, prova l’arma sul piede. Non sulla punta ma sulla pianta, passando da dietro. Inarca la schiena come se fosse opera di Mirone, il quale però, in preda a quella deliziosa euforia da Lambrusco, davvero non era il caso che scolpisse quel giorno. Il nostro discobolo infatti sbaglia mira goffamente e dal suono sordo della punta sul malleolo capisco come andrà a finire. Immobile lì a guardarlo, immobile lì a guardarmi. “Lo argino io” penso…

Mentre cerco di spiegare a questo schermidore di neanderthal che può precedermi in spogliatoio, ascolto il ritmo del passante che rimbalza sulla pedana e mi concentro.
Tac, tac, tac… quando sarà il momento, che istinto che avrò. Che decisione, coraggio, freddezza, che lucidità. Piegato sulle gambe, che bellezza che avrò. La punta avanti (non come l’altra volta, no) volerò se è necessario.
L’ho sempre saputo: dove puoi vedere puoi toccare, è solo un fatto di…
non so mi è sfuggito. Ancora.

Al suo secondo automatismo consecutivo l’orizzonte si spalanca…

…“ALT!”

(impreca come un pescivendolo)

E’ un ventesimo di secondo
eppure
vedere quella luce accendersi
rimane una delle sensazioni più belle della mia vita.


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