Cronaca di una gara, ovvero del disegno di Calliope nuda ricalcato con la carta carbone
Ucciderò questo suono che mi trapana il cervello, ne distruggerò la fonte. Devo solo capire da dove cazzo arriva, un attimo fa sembrava lontanissimo e adesso voglio spaccare tutto...ah no, calma, è solo la sveglia del cellulare. Ok è mattina... No, cazzo non può essere, deve essersi sbagliato, si sono sicuro che è così, una sveglia accidentale nel cuore della notte.... no merda, l'orologio parla chiaro, ma non può essere vero... ok, lo devo spegnere, ma dove cazzo sono? Ah, ok in albergo, devo solo arrivare al tavolo, Dio mio se non lo spengo uccido qualcuno... eccomi cazzo! Ok, spento. Forse non ho rotto il telefono stavolta. Come fa lui a non accorgersene mai? Mi tocca svegliarlo anche stavolta: sembra quasi morto...ok doccia, fiatella e pentimento... basta con ste cene pregara, basta fare tardi, la prossima volta alle undici cazzo, alle undici...
Non ho ancora capito come facciamo a prenotare sempre gli alberghi più viscidi, ma la segretaria cos'ha in mente? C'è odore di muffa, la moquette è ruvida, il caffè lo lasciamo stare eh... la brioches è di gomma e poi è già ora... ok, almeno non mi son perso niente.
Non ho mai visto questa città con luce del sole, o con gli occhi del tutto aperti. prima o poi...ma il palezzetto lo spostano ogni volta? Ok trovato.Bene, il solito freddo assassino, almeno non puzza dal giorno prima... secondo caffè di dubbio gusto, dal terzo in avanti non ne sentirò più saporaccio.
C’è sempre un piccolo brivido al primo contatto della pelle delle gambe con la divisa ghiacciata. Almeno da quando ho smesso di mettertela in albergo la mattina presto. La giubba è sempre meno traumatica, e così anche la corazzina, sempre che uno non si sia allenato fino a tarda sera il giorno prima (rischio che non corro). La pelle non si abituerà mai alla plastica del passante, mentre la calvizie non è che l’abitudine declinata secondo il mio cuoio capelluto. Più è banale e in provincia la gara, più farà freddo: meno motivazione avrò e più tardi sarò andato a letto la notte scorsa. E le gambe saranno sempre più di marmo.
Il riscaldamento però, è una necessità: mi sono già fatto male e non mi è piaciuto. Non mi è mai neanche piaciuto del tutto l’assalto a cinque, che ha il sapore di una sveltina, specie se in periferia e con gli occhi impastati dalla sera prima. Con un po' di fortuna farò il possibile per passare. In unico slancio di adrenalina incontrerò un amico di vecchia data, probabilmente all’ultimo assalto del girone: finalmente le mie gambe e il mio cervello raggiungeranno il resto di me in questa piccola arena e polmoni e stomaco faranno capolino facendomi sentire finalmente un pezzo unico sotto la divisa che inzupperò di nuovo a dovere.
Con un po’ di fortuna il panino non mi si pianterà sullo stomaco e vedrò, attonito, gente che ricomincia a correre accanto a me. Il riscaldamento dopo i gironi è sopravvalutato. Finalmente arriviamo al dunque e l’arbitro che si ricorda improvvisamente di avere un peso e uno spessimetro, avrà una faccia da occasioni quasi grandi. È da ore che aspetto di iniziare a tirare, se consideriamo il ritardo patologico della giacchetta rossa in direzione e l’inutile rito del girone: le prime due o tre le butterò lì di fretta, probabilmente pentendomene. Nel trambusto creato dalle prime fasi della diretta avverrà il vero e proprio ritorno alla vita: eccomi qui, caldo e in tempo come non mai.
E finalmente sono dentro: braccio, gambe, stomaco e polmoni.Tutto acceso e in moto, qualche pezzo è già fuori giri.
Quanto ci resterò è il risultato di un'equazione che non ho mai ancora capito bene del tutto..
io sono io
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