7 aprile 2009

Attraverso la pratica sportiva l’uomo pone un ultimatum a sé stesso

Qualche tempo fa il sito del Corriere della Sera pubblicava questa fotografia.
La didascalia diceva:


Senza paura - Gli scienziati giapponesi del dipartimento di biofisica e biochimica dell'Università di Tokyo, hanno modificato geneticamente un topo togliendogli in senso della paura. Quando questi topini si trovano alla presenza di un gatto non hanno più l'istinto di scappare e mettersi al riparo. In questo modo hanno dimostrato che la paura è innata, quindi geneticamente determinata, e non dovuta all'esperienza, come comunemente ritenuto (Ko e Reiko Kobayakawa, Tokyo University Department of Biophysics and Biochemistry Graduate School of Science/Ap)

Diamine, ho pensato, ecco qualcosa che potrebbe incidere sulla cultura più di qualsiasi altra trovata. Con una bella spallata di genetica usciamo da questo loop del confronto con la nostra finitezza e veniamo al dunque: siamo o non siamo capaci di agire?
Tutti d’accordo no? Dico, che la paura è solo un’interferenza. Così va a finire che le giornate passate sui libri, le due ore di estetista, i mesi di preparazione atletica, il paziente sotto i ferri, l'ateismo di una vita...vanno a farsi fottere non appena la merda arriva al ventilatore. Adesso le gare di tiro al piattello dureranno giorni e si potrà tirare di scherma al computer.
Sarà questione di tecnica pura, resistenza, conoscenza. Giusto un po’ di culo, ma a quello semmai penseranno i teorici del caos che potranno prendere il posto degli psicologi.

Il cliché dello sport come metafora della vita conoscerà il suo esito. A chi fregherà più niente di guardare un calcio di rigore quando la paura di perdere non motiverà più della possibilità di vincere? La soglia invisibile superata la quale, per un errore, certamente è l’oblio giungerà come un terremoto imprevedibile, e risulterà più emozionante tifare per l’arbitro. Sì perché ciò che rende lo sport quello che è, è la possibilità di perdere e facendo sport ci accostiamo a questa soglia millimetro su millimetro, cercando di arrivare sempre più vicino senza oltrepassarla.
Non è vero che la sport è metafora della vita perché là, di norma, si evita il pericolo. Mentre avanti e indietro sulla pedana non c’è soluzione di continuità: o si vince o si perde, ce l'andiamo a cercare insomma.
Certo, si tratterà poi di modificare geneticamente i gatti per levargli il senso della fame...