17 gennaio 2007

La Misura

Molti ne hanno sentito parlare confrontandosi i peni negli spogliatoi, invece è parte fondamentale di ogni assalto.
Se mi metto ad un affondo di distanza dal mio avversario, siamo a “misura d’affondo”, se mi metto ad un passo…fate vobis.
Tutto questo però inizia a complicarsi se durante una stoccata si considera anche il famigerato intelletto barbino di chi ci sta di fronte. A misura d’affondo io potrei fare proprio un affondo! Tuttavia nessuno puo’ escludere a priori che il mio avversario non decida in quel momento di fare un passo indietro.
Non ho toccato. E per giunta sono stato toccato! Dilemma: è sbagliata l’azione? Risposta: e’ sbagliata la misura.
Paradossalmente a misura d’affondo, è più probabile toccare con un passo-avanti-affondo.
Nella spiegazione di quest’ultimo attacco è racchiuso un grande segreto: rubare la misura.
Alcuni sono talentuosi e nemmeno se ne rendono conto, altri sono fisicamente dotati, certi ancora sono ipnotizzati dai loro maestri, poi c'è chi ha culo.
Ecco allora che analizzando (nulla a che vedere con orifizi particolari) ogni situazione, ci si puo’ abituare a padroneggiare lo spazio che ci divide dall’altro, se non in senso pratico, almeno dal punto di vista teorico. A misura di passo, provate un affondo. A misura di passo-avanti-affondo, provate 2 passi-avanti-affondo. A misura di 3 passi-avanti-affondo probabilmente state facendo altro: bevendo acqua, asciugandovi la fronte, cambiando spada, sacramentando…
L’importante e’ ricordarsi che un istante dopo la vostra partenza, c’e’ qualcun altro che si allontana. Per raggiungerlo ci sono molti stratagemmi, e’ una questione di “Tempi”, ma questo sarà l'argomento della mia prossima riflessione.

il Messere

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9 commenti:

Anonimo ha detto...

Già, quanto conta la misura? Questione spinosa, in spogliatoio come in pedana. Grazie Messere per aver tematizzato con chiarezza quest'antico nodo.
Personalmente non vi presto ancora la dovuta attenzione (e "dovuta" in questo caso equivale a "costante") e molti errori della mia scherma hanno qui la loro causa principale.
Le armi da fuoco devono essere state inventate da qualche cretino che, come me, non aveva gran talento per la gestione della misura.
Purtroppo però ho letto sul regolamento ufficiale che se freddi il tuo avversario con una fucilata in piena maschera da metri di distanza imbrattando pedana e arbitro con le sue cervella ti danno il nero. Peccato. Mi sa che questa storia della misura bene o male vada capita.

Distinti saluti al Messere

un matto

Anonimo ha detto...

Osservazione non banale la tua, caro Messere, la scherma è costruita negando alcuni postulati euclidei. Come dire, è un'opinione.

Tuo

Cosimo d'Arroscio

Luigi Mirante ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Concordo pienamente con i colleghi. In effetti io ho sempre avuto problemi fino a che un giorno non ho scoperto l'esistenza delle lenti a contatto...
A parte questo piccolo dettaglio ci tengo a dire che utilizzare questa accortezza tecnologica non ha risolto il mio problema, il vederci meglio ha anzi accentuato questo odioso difetto, infatti avversari che una volta mi apparivano lontani e sfuocati ora mi appaiono nitidi e vicini...
Questo piccolo dettaglio ancora mi trae in inganno a distanza di mesi e i miei avversari a volte restano basiti nel vedermi partire in quarta a distanze siderali...
Vi prego non scherzatemi per questo...

Unknown ha detto...

Egregi colleghi, illustrissimi compagni d'arme

Ritengo opportuno fare un appello d'umiltà collettiva.
Il problema che in questa sede ci stiamo ponendo, dobbiamo riconoscerlo, si trova ai limiti delle possibilità della ragione umana.
La Misura. Un intera vita dedicata alla comprensione di Essa non sarebbe sprecata,
e tuttavia difficilmente potrebbe giungere alla Piena Conoscenza.
Un po' come cercare il fiore di ciliegio più bello di tutta Shikoku.

Lasciatemi inquadrare con un paragone le dimensioni del problema aperto.
Sappiamo tutti che nel 1916 Albert Einstein pubblica il suo secondo grande articolo sulla teoria della Relatività. In questo saggio egli dimostra come le due essenze componenti il nostro uninverso fisico, materia ed energia, non siano due entità parallele e indipendenti,
bensì siano strettamente intrecciate l'una con l'altra, legate da precise leggi che ne
determinano le dinamiche di scambio.
Pochi decenni più tardi, a Chicago nel 1942, Enrico Fermi passa dalla teoria alla pratica, producendo la prima reazione nucleare controllata. La Massa viene trasformata in Energia,
e la trasformazione è guidata dalla ragione umana che, entro certi limiti, la comprende e la governa.
Massa ed Energia: un dualismo non antagonista, giacchè le due realtà si compenetrano
e completano a vicenda. Dal punto di vista corporeo, noi stessi siamo una efficiente combinazione di Massa organica ed Energia chimica.

Torniamo a noi. Il Messere introduce il problema della misura e, alla fine del suo
trattato, accenna alla questione del Tempo. Non mi sembra un caso.
Il Tempo, generalmente percepito come mostro spaventoso e sfuggente, nell'istanziazione schermistica
diventa però un agente più neutrale, che comanda l'evolvere della Misura. E riecco la dualità non antagonistica che già avevamo trovato nella fisica quantistica. Infatti, secondo opportune
trasformazioni, parzialmente comprese e governate dalla ragione,
il Tempo può trasformarsi e realizzarsi in Misura.

Quella tra fisica e scherma a buon diritto allora, più che una similitudine, può essere considerata un'identificazione sostanziale, pur sotto diversa forma.
E come per le trasformazioni Massa/Energia nelle reazioni nucleari, i risultati delle
trasformazioni Tempo/Misura nella scherma possono essere meravigliosi o terribili.

Con ciò, cerco solo di contribuire alla definizione del problema, senza azzardarne soluzione.

A mio parere, caro Messere, prima di procedere nell'analisi che proponi, dobbiamo accettare il fatto che l'opera resterà incompiuta nel suo titanico compito.
Ciò nondimeno credo che l'impresa sia meritoria e assai degna del comune sforzo, collocandosi nella
sfera delle sfide più ardite che la ragione umana abbia mai affrontato.

cordialmente Vostro

A. Di Lex

Anonimo ha detto...

Eureka grazie ragazzi ho capito.
Troppe cose a cui pensare, tempo, misura, velocità, finte, parate risposte..............da quando non penso a niente mi va meglio in pedana un pò meno nella vita.
Mmmmmmmmmm per essere forti a scherma bisogna essere storditi?

Asta la vista

Anonimo ha detto...

No io per esempio non sono stordito

ma sono fortissimo:

sono l'ottavo piu' forte al mondo!

(fonte: Times New Romans)

Anonimo ha detto...

Haa si guardamilano l'ottavo di cosa? e di che mondo?

Anonimo ha detto...

l'ottavo della classifica dei piu' forti al mondo, stilata dal Times New Romans, autorevole quotidiano a sfondo erotico.

che mondo? il mondo e' il mondo, da che mondo e' mondo...