8 gennaio 2007

Cronaca di una gara: Parte II

Il mio amico non capisce, la scherma è uno sport estremo.
Il fatto stesso che non si possa pareggiare dovrebbe chiarire la situazione.
Anche la mia coccia è d'accordo, specie quando prima di ogni assalto gli tocca provare di essere neutrale, di non c’entrare nulla in questa faccenda. Da quel gesto iniziale, infatti, si capisce che l’altro non ti permetterà di fare ciò per cui ti sei preparato; non ti lascerà eseguire il tuo esercizio per superarti al suo turno in lunghezza, velocità, forza o chissà che.
Sarà una zuffa. Ravvicinata, accanita, spietata e lui te lo sta dicendo chiaramente, anzi, te lo scrive, su quel guscio che pazientemente si lascia lucidare a cazzotti.
750 grammi diventano così una sassata dimostrativa e l’indelicato avversario qualcuno a cui ricambiare da subito un favore.

Dopo aver sprigionato le proprie energie sulla mia coccia, prova l’arma sul piede. Non sulla punta ma sulla pianta, passando da dietro. Inarca la schiena come se fosse opera di Mirone, il quale però, in preda a quella deliziosa euforia da Lambrusco, davvero non era il caso che scolpisse quel giorno. Il nostro discobolo infatti sbaglia mira goffamente e dal suono sordo della punta sul malleolo capisco come andrà a finire. Immobile lì a guardarlo, immobile lì a guardarmi. “Lo argino io” penso…

Mentre cerco di spiegare a questo schermidore di neanderthal che può precedermi in spogliatoio, ascolto il ritmo del passante che rimbalza sulla pedana e mi concentro.
Tac, tac, tac… quando sarà il momento, che istinto che avrò. Che decisione, coraggio, freddezza, che lucidità. Piegato sulle gambe, che bellezza che avrò. La punta avanti (non come l’altra volta, no) volerò se è necessario.
L’ho sempre saputo: dove puoi vedere puoi toccare, è solo un fatto di…
non so mi è sfuggito. Ancora.

Al suo secondo automatismo consecutivo l’orizzonte si spalanca…

…“ALT!”

(impreca come un pescivendolo)

E’ un ventesimo di secondo
eppure
vedere quella luce accendersi
rimane una delle sensazioni più belle della mia vita.


Copyright 2006 Scherma & Sperma. All rights reserved.

3 commenti:

Unknown ha detto...

" Tac, tac, tac… quando sarà il momento, che istinto che avrò. Che decisione, coraggio, freddezza, che lucidità. Piegato sulle gambe, che bellezza che avrò."

Caro Aries (o dovrei dire Luigi Mirante?)tu giustamente citi i dubbi eistenziali che spesso assalgono il povero spadista all'inizio dell'assalto. Oggi come in passato mi permetterò di puntualizzare, secondo mia umile opinione, quanto esposto da tale illustre consesso. In particolare vorrei aggiungere quella che ritengo sia la condizione d'animo essenziale per permettere la piena espressione delle proprie qualità: la Paura.
Che poi nella scherma sportiva non sia più vera paura della morte poco conta, perchè sappiamo tutti, dalla finale mondiale, quando Trezeguet toccava palla, che la paura vera esiste non solo a livello animale ma anche a livello sublimato sportivamente.
E' coraggio quello che ti fa partire in fleche?
E' decisione mettere una rimessa sporca?
E' freddezza non abboccare a una finta dell'avversario?
Può darsi, ma secondo me tutte queste sono manifestazioni di paura correttamente imbrigliata e incanalata.
Su una cosa però non credo ci siano dubbi. E'un concetto difficile da accettare per il mediocre, ma innato nel talentuoso. Me lo insegnò un compagno veterano, uno che dicono abbia vinto due volte i nazionali terza e quarta. Ebbene l'insegnamento è questo: MAI L'EFFICACIA DEL GESTO ATLETICO SIA ANTEPOSTA ALL'ESTETICA DELLO STESSO.

Con stima e virile simpatia
Alfredo Di Legge

Unknown ha detto...

Henry...
volevo dire Henry, non Trezeguet.

alfred di lex

Aries ha detto...

Cronaca di una gara. Dal ring.

ovvero

Il pugile sentimentale
cantata da Vinicio Capossela


Un pugno, ancora un pugno
e un altro sullo slancio
ed ecco Blek Mcigno
mi centra con un gancio
all'angolo mi spinge,
a stento me la squaglio,
un appercut mi stende,
(sì ieri stavo meglio).
E Blek Mcigno pensa,
fracassandomi una spalla
che la vita è proprio bella,
sì è proprio una beltà.
Al sette ancora striscio
con le mie cugine in pianto,
mi alzo, tengo e sguscio
guadagno qualche punto,
non è che io lo faccia
perché ho in testa qualche piano,
ma non so dar pugni in faccia
da quando ero bambino.
E Blek Macigno pensa
(e mi frantuma la mascella)
che la vita è proprio bella
sì è proprio una beltà.
Si fischia giù in tribuna:
dagliene perché è un vigliacco,
nel corpo a corpo mena,
alle corde mi rannicchio,
avanza, è un siberiano
grossolano e assai ostinato
gli dico: vacci piano,
sei stanco, tira il fiato.
Ma lui non sta a sentirmi
e ansimando si scervella
che la vita è proprio bella,
sì l' è proprio una beltà.
Mi scassa e se la spassa
con la mia incapacità
la boxe non è una rissa,
ma sport e bla bla bla....
Colpisce, è un uragano,
si accascia poi stremato
e mi alzano la mano
che non ha mai picchiato.
La vita è proprio okay
lui dice, e pensa un po',
sarà okappa per qualcuno,
per gli altri è kappaò.