31 agosto 2008

Il condannato

La lama del suo avversario scatta rapida in avanti, spinta da un'intenzione ormai sicura della vittoria. In un lampo il serpente d'acciaio lo morde, un suono si accompagna all'ultima luce colorata poi, sotto la maschera, cala il buio. Il tempo sembra allungarsi all'infinito mentre la consapevolezza della sconfitta si fa strada con il suo tamburo, battendo con violenza sul silenzio sordo di ogni altro possibile pensiero.

Molte grida salutano il nuovo campione olimpico che ricambia il pubblico sbracciandosi ed esultando fino a sgolarsi. Lo guarda mentre si stringe in un abbraccio con i suoi compagni e poi correre verso gli spalti colmi di sorrisi pronti a festeggiarlo ancora e ancora. Per qualche istante rimane solo sulla pedana, in caduta libera, cercando di reagire al proprio stupore. Come è successo? Dove ho sbagliato? Poi l’impatto, violentissimo, con l’unica risposta esatta: non ha più importanza come, non ci sono strategie da rivedere, questa era la gara delle gare e dopo c’è il vuoto, oltre non si può andare. Fine.

Una voce rimbomba dagli altoparlanti: e’ il momento della premiazione. Cammina lentamente verso il podio e le emozioni cominciano a prendere il sopravvento. Il cuore batte più veloce, sente la salivazione aumentare, alcune lacrime di rabbia e delusione appannano la scena. Non doveva andare così, stamattina aveva avuto una buona sensazione, questa era la sua gara. Arrivare secondo, adesso, sembra la peggiore delle sconfitte. E’ immobile, come congelato. Improvvisamente un uomo si avvicina, sorride, si congratula con lui e gli appende al collo una medaglia, la sua condanna d’argento. Sensazione di nausea. I suoi occhi indugiano su una gallina che passeggia pigramente tra i fotografi. Una gallina? Poi accade.

Intorno a lui, tutto è cambiato. Al posto del palazzetto si stende ora una grande piazza circondata da un piccolo villaggio. C’è odore di cibo, fieno e animali. Rumore di zoccoli sul ciottolato, un cane insegue abbaiando delle galline terrorizzate. Osserva lo strano pubblico che si raduna rapidamente intorno a lui, verso il centro. Sono uomini, donne, bambini. Braccianti, contadine o ricchi proprietari terrieri. Sono tutti lì per lo stesso motivo. Suona una campana, in lontananza. Allora capisce. Guarda in basso, il podio è svanito trasformandosi in un patibolo, il nastro della medaglia è un lungo cappio che si allaccia ad una trave di legno. Sotto di lui una botola, ancora chiusa. Non riesce a muoversi, probabilmente è legato, forse stordito. La folla grida insulti, imprecazioni, maledizioni. Alcune donne vestite di nero gli lanciano della frutta marcia, qualcuno sputa nella sua direzione. Un gruppo di bambini ride, indicandolo. In alto, da una piccola balconata, un giovane lo guarda sorridendo, dietro una lunga frangia che gli copre l’occhio sinistro. Il suo ghigno improvvisamente si trasforma in una smorfia d’odio mentre la sua mano si alza in un rapido cenno al boia. La botola si spalanca.

L’atleta francese si sveglia in un sussulto. Per alcuni momenti rimane immobile nel letto, ripercorrendo il suo strano incubo. Poi si alza, beve un bicchiere d’acqua. Con le dita apre un piccolo spiraglio nella tapparella e osserva le luci della città che respingono la notte. Cerca la luna, senza trovarla, e torna a letto: tra qualche ora inizierà l’olimpiade di spada maschile e deve cercare di riposarsi il più possibile. Prima di addormentarsi pensa a sua madre. E’ tranquillo. Ha una buona sensazione. Questa è la sua gara.

un matto

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28 agosto 2008

msn #5

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io sono io scrive:
-hanno piazzato le selezioni a fine settembre
io sono io scrive:
-non hanno nessun rispetto per i falsi atleti come me
io sono io scrive:
-...una volta era diverso



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