18 novembre 2006

I consigli in pedana

Quando si tira a fondo pedana si crea spesso un corteo di spettatori che, più o meno interessati, si gustano il tuo assalto cercando di fingere una reale partecipazione alle tue sofferenza agonistiche, mentre sei lì che saltelli vestito come un cretino sui quei maledetti 14 metri cercando di capire cosa fare per sconfiggere il tuo altrettanto saltellante contendente.
Il vero problema è quando le cose si mettono male. Molte delle volte si ha bisogno di consigli per risolvere situazioni delicate o addirittura imbarazzanti. Ecco allora che portando lo sguardo a fondo pedana, tornando mestamente in guardia dopo che si è presa la botta, vediamo diversi individui che gesticolano e cercano di mandare segnali al cervello del malcapitato atleta, che dedica già buona parte del suo ossigeno ad aree motrici sovraccaricate e ad un cervelletto impazzito, che elabora stimoli esterni e sceglie nel suo database la migliore delle reazioni possibili, che si manifestano nella maggior parte dei casi in tentativi goffi di parate che vanno a vuoto, che compaiono anche nel minuto di pausa, o ad assalto fermo.
Fra questi, nella maggior parte dei casi, l'atleta trova il suo maestro, che prova in tutti i modi a suggerire contromosse, che, se l'assalto và per il peggio, diventano sempre più semplici fino alle fatidiche frasi tipo "Muoviti!!!", "Tira come sai...", "Fai la tua scherma!!", "Staccati...", indici prognostici negativi, che predicono nel 99% dei casi la sconfitta, a volte umiliante, dell'atleta, che in quei casi mostra elettroencefalogramma piatto e rilascio simultaneo di tutti gli sfinteri.
Oltre o in sostituzione ai maestri, categoria di biblica pazienza e gandhiana perseveranza, puoi trovare compagni di sala passati lì per caso che inteneriti o mossi da un cameratesco spirito di solidarietà decidono di dire la loro; in quel momento paiono uomini di altri tempi, fari nella notti di tempesta, buffet "mangia finche puoi" quando hai fame e non hai soldi dopo 30 giorni di inter-rail, ancore di salvezza, maestri d'armi forgiati dall'esperienza di mille battaglie, ma difficilmente riescono a risollevare le sorti dell'incontro; l'atleta in questo caso dopo un temporaneo ritorno alle normalità dei parametri vitali, forse per il blando effetto placebo dei preziosi consigli, può risorgere e vincere gloriosamente, correndo poi ad acclamare il maestro improvvisato, oppure degenera rapidamente verso uno stato di demenza che viene seguito a sua volta dalla disfatta.
Oltre a questi che rappresentano quella parte di pubblico che partecipa attivamente con te all'assalto, nella fauna del palazzetto si possono trovare altri personaggi: i semplici curiosi, i compagni di sala disinteressati che rivolgono ogni tanto lo sguardo alla pedana rivolgendo un "Vai", "Forza", "Muoviti di più", "Il Falco!! Fagli il falco!!", fidanzate, madri, carabinieri, polizziotti, medici, fornai, skipper, chi più ne ha più ne metta...
Alla fine però, in un modo o nell'altro, su quei maledetti 14 metri ci si sente sempre un pò soli...

Luigi "Fulcro" Mirante

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3 commenti:

Unknown ha detto...

Come dissentire?
Non ricordo una sola volta in cui l'utilità pratica
delle comitato di sostegno a fondo pedana sia andato oltre gli
abbracci in caso di vittoria.
Ghè nient da fa', lo schermidore in crisi è più solo di un
impotente in un bordello. E la cosa può assumere toni che
dalla drammatica umiliazione sconfinano nella grottesca parodia
nei casi di illimitata stupidità tattica come quello del
sottoscritto.
Gli amici di sempre, il maestro convinto, che
da là in fondo ti dicono la cosa giusta, la cosa migliore da fare.
Peccato che chiedere a me di ragionare in pedana sia come chiedere
a un bambino di fare i compiti. Macchè controtempo in terza che
non mi riesce manco in allenamento. E continuo a pigliarle senza
capire.
Del resto anche quando ogni tanto le botte le metto non capisco
il perchè.

Si può impugnare una spada senza sapere il come e il perchè?
sì, e l'ho dimostrato nel bene e nel male.
Altrove è stato detto:

"La componente mentale e quella fisica si fondono nella scherma
direi perfettamente lasciando intatta la personalità individuale
dell'atleta, che spicca sempre visibilmente impregnando di puro
Spirito lama, corpo ed intelletto. Le Vie della Spada da noi
sono tante quante le armi che vengono impugnate e questo
significa potenzialità espressive infinite."

Ebbene allora a buon diritto il mio concetto di solitudine in pedana
sarà integrato in quello del tutto personale di "spada inconsapevole",
dove il mio vero Io può esprimersi libero da filtraggi che già abbastanza
costringono giù dalla pedana quali la logica "della cosa migliore da fare".

Colgo l'occasione per porgere i miei saluti
agli ideatori e creatori di questa piacevole nicchia sportiva e culturale,
con la speranza di reincontrarci presto

alfredo di legge

Aries ha detto...

Ravenna, 8 dicembre 2006, ore 15:45 circa. La pedana è fredda, il tabellone dice 15 pari. Priorità mia. Provo un'aspra sensazione di inadeguatezza. I miei occhi lanciano una richiesta d'aiuto nell'etere del Pala De Andrè. Il messaggio dice pressapoco: "ditemi qualcosa vi prego. Qualsiasi cosa di schermistico". Lo sguardo vuoto cade su colui la cui crescita tecnica fin da bambini si è svolta nella pedana parallela alla mia. L'unico che comprendere veramente i miei dubbi nella scelta dell'azione giusta, più del mio stesso avversario. Lui lo sa che ho esaurito tutte le mie soluzioni.
"Botta dritta in fleches" mi dice, per pudore solo con il gesto del braccio. Già perchè io la botta dritta in fleches non l'ho mai fatta. Mai nella mia vita, non, mai in questo assalto difficilissimo.

L'ho toccato. Ho eseguito la miglior fleches dritta in tempo, misura e velocità di tutto il fottuto emisfero boreale. In tutta la storia della fotuttissima umanità.

Abbracciandolo, il mio amico è commosso: "E' riuscita! Ti è venuta!! Non ci credo!!!"

Non ci credo? ...Proprio vero che quando non si hanno idee, rivolgersi a qualcuno che ne ha mezza ti può risolvere un problema e, perchè no, renderti felice. Anzi felici...

Solidarmente vostro,

Cosimo d'Arroscio

Carletto il circolare ha detto...

Carissimi, vorrei esordire su queste pagine, con un piccolo contributo sul tema dei buoni/cattivi consiglieri del fondo pedana. Sono anni ormai che non incrocio più la mia spada con quella di un avversario, ma mi sembra ieri. E sento ancora vivida e feroce quella sensazione di assoluta alienazione quando, esausto per l'assalto e in affanno per il risultato non certo confortante, mi rivolgevo speranzoso a qualche gesto, a qualche parola amica a fondo pedana. Ecco: il mio problema principale era di orgine "sintattica" e "semantica". Rivolgendomi mogio mogio al maestro o agli amici accorsi in mio aiuto, mi sentivo come escluso dalla loro comunità linguistica. Loro, così solidali nel suggerirmi il da farsi, si agitavano nell'annuire, nel sussurrare spazientiti frasi tipo "vai di controtempo in terza", e - soprattutto - simulavano con le mani i vari mulinelli che la mia punta avrebbe dovuto compiere per portare il colpo a bersaglio. Io annuivo, spingendo la maschera sul petto, e cercavo di ribaltare nella mente quei gesti speculari, per tradurli in qualcosa di sensato da fare. "Ma da che cazzo di parte devo farla girare 'sta cazzo di punta?". Di solito agivo di istinto, un istinto particolarmente grossolano in quei casi, e a volte andava anche bene. Anche in quei casi, i mastri mugnai che avevano disegnato mulinelli su mulinelli nell'aria, riuscivano a dirmi: "Visto che bastava così poco?".