15 dicembre 2006

I cancelli della percezione

Il maestro mi portò dallo Stregone poco prima della gara.
Ero nervoso. Sapevo che altri, prima di me, erano stati iniziati alla Percezione, ma non ci avevo mai creduto veramente finchè non era arrivata la chiamata. E ora avrei incontrato il vecchio. Eravamo diretti a quello che sembrava un accampamento di zingari, non molto lontano dal palazzetto sportivo in cui tra poco sarebbero iniziati i gironi. L'aria era fredda e qualche banco di nebbia attraversava lento il parcheggio in cui ancora si fermavano macchine cariche di atleti e parenti. Mi ero già cambiato e mentre ci allontanavamo sentivo la sgradevole sensazione della divisa ghiacciata sotto la tuta che batte contro la pelle. Avevo i brividi. Ma soprattutto perchè non avevo idea di quello che mi aspettava.
Arrivammo all'accampamento e il maestro mi guidò verso una piccola roulotte un pò in disparte rispetto alle altre, che sembravano ammucchiate senza alcun ordine al centro del prato. Alcuni bambini molto piccoli giocavano con dei bastoni vestiti solo di uno spesso pigiama e a piedi nudi, circondati da rifiuti e squallore. Non riuscii a provare compassione, volevo semplicemente andarmene. Entrammo nel camper.
Lo Stregone era seduto su un largo cuscino ricamato e ci guardava. Aveva i capelli bianchi e, sebbene il viso e il collo abbronzati e rugosi rivelassero la sua età, il corpo sembrava agile e muscoloso. C'era un forte odore di fritto e incenso che a quell'ora del mattino mi dava il voltastomaco. Altri tre uomini sedevano con il vecchio, sembravano indiani e un pò impacciati. Sedemmo con loro, in silenzio. Il maestro mi disse di fare tutto quello che avrebbe detto lo Stregone, di non preoccuparmi e che non c'era bisogno di parlare. Non ero mai stato così lontano dal sentirmi rassicurato. Improvvisamente il vecchio mi guardò e mi chiese con quale mano impugnavo la spada. Gli dissi che ero mancino e lui mi fece cenno di avvicinare il braccio. Esaminò la mano facendomi stendere le dita e separandole tra di loro. Prima ancora che potessi accorgermi di quello che stava accadendo, estrasse un rasoio da un astuccio di cuoio appeso al collo e con un movimento rapidissimo mi fece un taglio profondo nella carne tra il medio e l'anulare. Il sangue sgorgò immediatamente a gocce enormi. Ero sconvolto. Avrei voluto colpirlo o scappare ma per qualche motivo non riuscivo a reagire. Rimasi immobile, pallido in volto. Il vecchio prese una spada spezzata da un baule, bagnò la punta nella macchia di sangue sul pavimento e iniziò a disegnare con questa dei piccoli simboli sulla mia fronte e sulla sua. Mi disse di non aver paura, che presto avrebbe "slegato" la mia mente offrendomi in dono la Percezione. Uno degli indiani nel frattempo si era alzato ed era tornato poco dopo con un barattolo da caffè. Me lo porse ed io lo aprii. Dentro c'erano quelle che sembravano piccole rape di dimensioni diverse, alcune tonde altre un pò allungate. Il colore marrone le faceva assomigliare a dei gusci di noce. Poi capii: erano funghi allucinogeni. Peyote, probabilmente. Lo Stregone mi disse di mangiare. Anche il maestro, mettendomi una mano sulla spalla, mi esortava dolcemente, "Masticalo, masticalo". Avevo le mani bagnate e lo stomaco contratto. Mi piegai verso il barattolo con i funghi, ne presi uno a caso e lo misi in bocca. Aveva un sapore stantio. Lo spezzai in due con un morso e iniziai a masticare uno dei pezzi. Sentivo un gusto amaro e piccante e presto la mia bocca fu completamente intorpidita. Dopo un pò masticai l'altro pezzo e appoggiai la schiena alla parete aspettando che facesse effetto. Chiesi dell'acqua, avevo una sete insopportabile. Il vecchio canticchiava mentre gli indiani parlavano a bassa voce. Passarono alcuni minuti, poi il maestro si alzò e mi disse che era ora di andare.

Ero in pedana, terzo assalto del girone.
Due pari. Tiravo contro il tipico scordinato imprevedibile che ti mette in crisi.
All'improvviso, la mia mente esplose. Per un attimo i colori divennero abbaglianti fondendosi tra di loro per poi ricomporsi in una visione più nitida e luminosa. Riuscivo a distinguere tutti i suoni del palazzetto, dai bisbigli più lontani al battito cardiaco del mio avversario. Sentivo la sua paura. Gli odori si fecero fortissimi ma potevo leggerne i codici con precisione comprendendone l'esatta fonte: avrei potuto riconoscere il minimo movimento di una lama a occhi chiusi usando solamente il naso seguendo gli spostamenti d'aria. E la mia coscienza era ovunque.
Ero la punta della spada, con una piccola testa di metallo e un'anima a molla. Da qui, riconoscevo ogni minima quantità di bersaglio scoperto anticipando qualsiasi movimento con tempismo ideale: le azioni si rivelavano al rallentatore al mio nuovo sguardo e potevo arrivare dove volevo, dal laccio della scarpa che rimbalza contro la pedana all'unghia del mignolo della mano libera. Semplicemente, sapevo quando farlo.
Ero l'energia elettrica che corre dall'apparecchio alla spada lungo il passante. Avrei potuto far suonare l'arma con il solo desiderio o modificare a mio vantaggio il tempismo delle luci.
Ero la pedana e mi era possibile leggere nelle intenzioni di chiunque concentrandomi sui suoi spostamenti di peso. Nessuna flèches, nessun affondo sarebbero arrivati mai all'improvviso.
Potevo osservare l'assalto da metri d'altezza guidando i miei movimenti come un burattinaio e cambiando visuale a mio piacimento. Era meglio che essere Dio.
Lo Stregone aveva spalancato per me le porte della percezione e una gioia mi pervase illuminandomi.
Risi e la mia spada rise con me.
E con noi, l'universo intero.

un matto

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6 commenti:

Anonimo ha detto...

grande.


(von_spee)

Anonimo ha detto...

che poi, sarà questione di funghetti.ma perchè cazzo stasera ho perso con qullorrido individuo, questo scrauso personaggio incapace di usare le gambe, lungo come un verme, insignificante come un'ameba? perchè, perchè, perché? perchè mi incazzo a sto modo, santoiddio? capace solo di allungare sta minchia di braccio da larva , con sta fava di francese? e nient'altro? perchè perdere con individui così insignificanti, e poi chiedersi solo se allora, perdendo, sui sei forse anche più insignificante di loro? funghetti, funghetti, funghetti, per favore.

(rabdomante)

Anonimo ha detto...

Caro rabdomante,
mi permetto un piccolo consiglio.
La prossima volta che perdi, ingiustamente ah lo so, con lo "scrauso personaggio", non ti arrabbiare. Non ti demoralizzare. E per favore, non ti drogare.Rigagli la macchina.Grippagli il motorino.Cagagli di soppiatto nella maschera. Vedrai, ti sentirai subito meglio. E' con piccole e sordide vendette che riuscirai a superare brillantemente il tuo piccolo problema, riacquistando la tua sicurezza e serenità. Non esitare a confidarti con noi, Scherma&Sperma è dalla tua parte.
Con sincera partecipazione
un matto

Anonimo ha detto...

Anche se non sono mai arrivato a una tale livello di percezione cosmica in pedana, è capitato anche a me di aver avuto una qualche sensazione di perfetta comprensione delle infinite possibilità di evoluzione dell'assalto.
E' quel momento in cui sai già che l'avversario è fottuto.
gli hai preso le misure, sei tranquillo perchè hai in tasca la contromossa per ciò che sta per fare, e tocchi.
una, due, tre volte.
poi basta,ti frega.
sei riuscito a distrarlo ben bene, ma non è un gonzo e il tuo momento di illuminazione è finito. ti tocca sudare ancora e pensare, pensare e sudare, e veloce... o sei tu che sei fottuto.
_UsedUser

Anonimo ha detto...

bene, bene. matto, grazie. il tuo approccio è utile. tu dici, vendicati FUORI dalla pedana, recuperi serenità e autostima, e poi torni in pedana e lo bastoni. terrò presente. in pratica, e questo è davvero il nodo gordiano, viene prima lo sperma della scherma. trova lo sperma, avrai la tua scherma. non viceversa. spero di essere stato chiaro, ma forse no.
saludos. leggoVi.

(rabdomante)

Anonimo ha detto...

ricordo
di un tempo andato, che ora non v'e' piu'...

...in cui prima dei duelli piu' sentiti e pericolosi ero solito cercare dentro me pace, concentrazione ed equilibrio, attraverso l'inalazione di inebrianti vapori di indiscussa e indubbia origine divina, i quali vapori consentivanomi di esercitare un controllo totale sulle mie membra: mai accusavo fatica alcuna, mai soffrivo di dolori corporei, mai provavo timore dell'avversario o paura della morte...anche nelle contingenze piu' disperate mi sentivo magnificamente invincibile e codesta mia convinzione di superpotenza mi portava a compiere imprese straordinarie, danzando come un angelo sopra la pedana e sconfiggendo gli avversari piu' temibili soltanto scoccando uno sguardo dalle strette feritoie della maschera! schivavo ogni colpo con grazia felina; le corazze piu' impenetrabili si trasformavano in burro al contatto con la mia lama; ogni avversario, anche il piu' impavido, tremava solo a sentir pronunciare il nobile nome mio!

Sarei potuto esser ricordato sui libri di storia, le mamme avrebbero potuto raccontare ai loro pargoli le eroiche e vittoriose gesta da me compiute!

D'eh!

Purtroppo cio' che mi stava per consegnare all'eterna gloria fu anche causa della rovina mia...

Condivisi il segreto della mia straordinaria potenza con alcuni compagni d'arme e con loro ero solito ritrovarmi prima di ogni tenzone ed insieme condividevamo gli effetti benefici dei vapori magici...

Saremmo ben presto diventati un battaglione di guerrieri invincibili...

se non fosse stato che

i nostri maestri d'arme si resero conto della loro impotenza: le loro istruzioni non servivano piu' a nulla, i noiosi e faticosi allenamenti a cui ci sottoponevano sarebbero stati disertati da tutti i combattenti, la loro parte di merito nelle nostre inevitabili vittorie sarebbe equivalsa ad uno zero assoluto...

invidiosi della nostra forza e timorosi di un probabile licenziamento, grazie a sotterfugi vennero a conoscenza del nostro segreto (e la colpa fu anche nostra, che troppo sicuri di noi stessi non facemmo nulla per celare ad occhi indiscreti le nostre abitudini)
e scoprirono l'unico nostro punto debole: in seguito ad ogni inalazione fumogena i nostri occhi cangiavan colore tendendo al rosso fuoco: il rosso del coraggio, il rosso della forza, il rosso dell'Amore Supremo...

scoperto il nostro tallone d'achille (il famoso occhio da cappone) i maestri d'arme si riunirono e passarono giorni e notti intere consultando i piu' antichi e impolverati manuali di battaglia e regolamenti cavallereschi di combattimento, finche' uno di loro non scovo' tale cavillo a pie' pagina, scritto in latino antico: "Chi mai sara' visto combatter tenzone con occhio da cappone, tosto verra' eliminato da ogni girone! E se costui cela con collirio il color del proprio occhio, chiamate la fattucchiera e lanciategli un malocchio!"

Fu cosi' che fui costretto a fuggir lontano...mai scappai di fronte al nemico, mai scappai dinnanzi al pericolo, soltanto mi eclissai temendo il malocchio!

Ora, dal buio della cava donde vo scrivendo, vi ammonisco, o comuni mortali: verra' il giorno del mio tanto sospirato ritorno, verra' il giorno in cui i vapori magici tingeranno ancora l'aere di colori intensi, un giorno ancora brandiro' la spada, indossero' l'armatura carmimari, calzero' i sandali adidas, mi copriro' il capo con l'elmo negrini...

e quando quel giorno arrivera', sara' per voi giunta la fine!!!

AH AH AH! (risata demoniaca)