15 novembre 2006

Potere del commercio moderno


Se la recessione ha colpito anche voi tuttavia non volete privarvi di quella gratificazione masochistica che è l'investimento in attrezzatura cosiddetta "tecnica", sappiate che la catena Decathlon propone le scarpe Adidas modello D'Artagnan II al prezzo di 69,90 euro (49,90 se avete la fortuna di acquistare l'ultimo paio del vostro numero). Inutile dire che calze, paratette, nastro telato e altre cianfrusaglie le tirano letteralmente dietro rispetto agli standard dei consueti operatori di settore, ammesso che ci sia qualcuno che tragga gratificazione nel fregiarsi i calzettoni dello stamma di Negrini o degli altri.
L'avanzata della grande distribuzione specializzata apre nuovi scenari anche nell'affare del wellness, a cui tutti destiniamo una parte sempre più considerevole del nostro budget. Proprio in questo risiede la forza di insegne come Decathlon, nella promessa di una suggestione di sportività per chiunque e a prezzi ragionevoli, prodotti di bassa gamma ma per ogni specialità. Lunare? Eppure già avviene per discipline come l'equitazione o il golf non propriamente note per la loro popolarità (vedi catalogo). In buona sostanza Decathlon fa i numeri con le magliette a marchio "Kipsta" da 5 euro cad. ma fa marketing proponendo i kimono, le tavole da surf, le canne da pesca ecc. Certamente nè Tiger Woods nè Pavel Kolobkov si recheranno lì a comprare le loro attrezzature, tuttavia il Signor Nessuno potrebbe apprezzare la convenienza di una spada prodotta in Cina da usare una volta alla settimana magari solo per una stagione. In effetti chi intende intraprendere la disciplina oggi spende nel primo anno su per giù 1400 euro tra guanto, arma, maschera, passante, divisa, corazzina, eventualmente giubbetto, scarpe, e naturalmente l'iscrizione alla società e il tesseramento F.I.S. E’ argomento trito la scarsa visibilità della scherma, ma è il caso di domandarsi se questi costi siano il primo ostacolo alla sua diffusione.
Chissà, potremmo scoprire che la divulgazione della scherma passi più facilmente per gli scaffali di Decathlon, Giacomelli, Longoni che non dalle frequenze RAI. Quando queste insegne dovessero mettersi a fare concorrenza ad Allstar & Co., commercializzando una gamma di prodotti di primo prezzo, ci sarà da ridere. Per ora ridono loro.

Aries

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4 commenti:

Unknown ha detto...

eehhh
aspetta e spera caro cosimo
non credo che gigante come decathlon possa mai avere interesse ad infilarsi in un mercato di nicchia come l'attrezzatura schermistica.
In generale per produrre merci a costi significativamente più bassi dei concorrenti occorrono maggiori investimenti iniziali: cioè, in particolare, rispetto ai noti marchi già presenti sul mercato che sfruttano manodopera semi-artigianale a basso costo, occorrerebbero linee di produzione dedicate; tipo catena di montaggio per intenderci. Il mercato però ha alta probabilità di rimanere troppo piccolo troppo a lungo per poter ripagare gli investimenti iniziali. Per non contare il fatto che per la maggior parte dell'attrezzatura gli elevati standard di sicurezza lasciano ben poco margine al risparmio sui materiali e sulla qualità manifatturiera.

Aries ha detto...

Caro Alfred,
naturalmente io aspetto e spero ma lascia che approfondisca il mio pensiero.
La grande distribuzione organizzata è tale proprio per la una capacità di comprimere i costi su tutta la filiera. Senza soffermarci sulle singole tappe percorse dal prodotto, consideriamo banalmente l’aspetto della produzione e quello della distribuzione.
Per cominciare è evidente come una cosa sia il prezzo di Ponzi, che per consegnarti una delle sue spade-Ferrari impiega dai venti minuti alla mezz’ora, un altro è quello di una spada-Daewoo di Decathlon afferrata da uno scaffale e prodotta in Indonesia in meno di dieci minuti.
Poi la grande distribuzione guadagna sulla quantità (da qui appunto la definizione di Mass Market). Puoi immaginarti come, nell’ipotesi in cui la BF diventasse fornitore di Decathlon, il prezzo della singola lama si abbasserebbe, poiché una catena mica acquista 30-50 pezzi come fa Carmimari, ma botte di centinaia per poter soddisfare una rete (in questo caso europea) di punti vendita. Quello che fa la differenza infatti non è il prodotto ma come questo è venduto (cosa che peraltro inciderà sulle sue caratteristiche, non discuto). Pensa a Ryanair: andare e tornare da Stoccolma a 70 euro era un’utopia. In fondo così come la scherma è un prodotto di nicchia, così volare era metodo costoso per muoversi in Europa fino a poco tempo fa. Oggi è addirittura più economico del treno; quello che è cambiato è il metodo: meno servizi, orari scomodi, uso di scali minori, transazione elettronica, meno personale, ecc.
Il settore è stato messo in crisi dal sistema più moderno.
Riguardo al discorso delle nicchie, inoltre, non ho la sensazione che la scherma sia più nicchia dell’equitazione o del golf. Come ho scritto, Decathlon per essere leader nella distribuzione di prodotti sportivi deve puntare proprio sulle nicchie e fornire un’offerta verticale (tante nicchie, tante vendite), anche perché altrimenti qualsiasi venditore organizzato di palloni da calcio potrebbe esserle competitiva. Se di recente ti è capitato di fare la spesa da Esselunga (in un PDV di medie-grandi dimensioni), forse avrai notato che nel banco del fresco, tra i prodotti ittici, c’è il caviale. Questo è un esempio di mercato dai volumi ridotti (una nicchia) che genera alti fatturati grazie al metodo di vendita.

Beh, io penso che una spada da Decathlon sia un po’ come il caviale all’Esselunga, o volare a Parigi con 0,99 cent.
Esentasse, naturalmente.

Unknown ha detto...

Molto, molto interessante caro Aries.
In pratica mi stai dicendo che già adesso, alle condizioni attuali, ci sono i margini per ridurre fortemente i costi, senza necessità di ampliamenti di mercato.
Capisco che tagliando sulla distribuzione e sulla personalizzazione si potrebbe risparmiare senza per questo abbattere troppo la qualità.
Ancora però mi sfugge il potenziale vantaggio per la grande distribuzione ad entrare nella nicchia schermistica. Tu dici:
“…nell’ipotesi in cui la BF diventasse fornitore di Decathlon, il prezzo della singola lama si abbasserebbe, poiché una catena mica acquista 30-50 pezzi come fa Carmimari, ma botte di centinaia per poter soddisfare una rete…”
Però, se questa rete è già soddisfatta dai 50 pezzi di Carmimari, che speranza avrebbe Decathlon di venderne 1000 invece che 50?

Anonimo ha detto...

Torno su questo post di alcuni mesi fa per creare un link tra questo argomento e una segnalazione che è stata fatta (certamente non a caso) in uno dei post più recenti, cioè l'iniziativa di Francesco Rossi e della sua ONTC Fencing Equipment.
Mi sembra che la sua proposta risponda almeno in parte, e sicuramente in maniera moderna, alla provocazione sollevata da Aries in questo post.
Sono curioso di capire se gli schermidori e le società si utilizzeranno questo sistema per abbassare i costi della scherma o se si tratta in realtà di un pigro lamento per il gusto di lamentarsi. Un po' come il fatto che, a differenza del resto del mondo, solo da noi uno schermidore medio non è in grado di mettere mano tecnicamente alla propria arma dovendosi avvalere periodicamente di tecnici che evidentemente hanno un costo.
Mi sembra un argomento interessante e poco dibattuto