L'universo mentale di Marzia
Essere capaci di raccontare una storia, di per sè, non ne garantisce il successo. Serve che dall’altra parte ci sia qualcuno disponibile a recepirla e a calarcisi dentro, che non è una automatica conseguenza dell’abilità del narratore. Lui, se è bravo, può tutt’al più agevolare questo travaso.
E’ così che avviene la vita: tutto ciò che c’è buono e tutto ciò che c’è di male passa per qualcun altro per arrivare a noi. Questa tappa obbligata è la comunicazione.
E comunicazione,in effetti, è la vera definizione di cultura. Quella cosa che rende uomo l'uomo.
Quando Marzia è cascata è iniziato il suo nuovo racconto. Curiosamente le vicende umane si svolgono indipendentemente dal fatto che qualcuno presti attenzione. Pare infatti che non si possa fare a meno di raccontare: è insita in noi la condivisione del pensiero. La vera scelta invece sta nell’ascolto.
Per questo come tante altre quella di Marzia è una storia poco seguita ed io mi ci sono trovato più o meno a caso facendo zapping. In quel momento non davano niente di meglio.
Non è che Marzia ricordi di preciso la dinamica dell'incidente e in effetti non è questo il punto. Dico che è un dettaglio rispetto al resto.
Il resto è che ha ventun anni e quattro mesi fa, prima di quella gita in moto, giocava a pallavolo da professionista. Non è certo una che molla ed è qui per questo, solo vorrebbe provare qualcosa senza troppi contrasti perché anche se la dinamica non le è del tutto chiara, l’urto lo ricorda come nient’altro.
La paralisi è una condizione che obbliga ad uno sforzo mentale senza paragoni. L'elaborazione del mondo che ci circonda è un processo psichico che si avvale del corpo per la realizzazione. Rendere reale il pensiero attiene alle nostre mani e agli occhi, ai nostri organi sessuali e alle nostre gambe, senza il cui appiglio c’è il rischio di fluttuare in un universo sconfinato costellato di idee e desideri, emozioni e volontà.
Quanto è bella Marzia, essere umano per davvero: orgoglio e fugacità, necessità di parlare e di farsi ascoltare. Obbediente alla natura.
Digrigna il suo racconto, ascolto giù giù in immersione profonda suono ovattato e colore sbiavato, urgenza di riemergere a riprendere fiato...
È che avevo altri pensieri. Ed ero un po’ stanco. Ed ero anche un po’ nervoso. E fondamentalmente io non lo conosco il valore della vita.
Non l'ho mai più incontata.
Aries
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